La colpa dei biglietti troppo alti? Non è degli artisti

La colpa dei biglietti troppo alti? Non è degli artisti

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Dopo che Joe Coen qualche giorno fa, alla conferenza Music 4.5 di Londra aveva accusato i musicisti di aver rovinato il mercato dei concerti live con dei cachet troppo alti, la risposta dei musicisti non si è lasciata attendere, e arriva per bocca dell’agente di Mark Knopfler, Paul Crockford. L’agente, infatti, intervenendo sul sito di Music Week, ribadisce che la colpa non è degli artisti, anzi. “Joe Cohen sembra aver dimenticato qualcosa -riferisce Paul Crockford. Il prezzo dei biglietti non è determinato solo dalle spese di trasporto e della produzione, ed è evidente che Cohen non ha mai avuto davanti agli occhi il budget di un concerto in vita sua. Essendo uno dei manager che hanno sottoscritto la campagna per limitare la rivendita dei biglietti dei concerti sono sconcertato di veder esprimere un commento del genere da parte di una delle società che sono parte del problema. I biglietti per gli show degli One Direction sono in vendita sul sito di GetMeIn a un prezzo dieci volte superiore a quello nominale, eppure c’è chi dà la colpa agli artisti. Chi è senza peccato scagli la prima pietra”.

Insomma la colpa, per Paul Crockford è delle aziende che maggiorano i prezzi, costringendo i fans a rinunciare a qualche live. Anche Simon Watson di Sidewinder Management, attribuisce la colpa alle aziende: “Seatwave non organizza concerti, non si occupa di management, non è coinvolto nella produzione, non gestisce sale da concerto, non è un’agenzia di booking e non ha alcuna voce in capitolo in nessuno degli aspetti che riguardano gli show di cui vende i biglietti. In breve, non è differente dai bagarini che se ne stanno sul marciapiede davanti agli ingressi dei concerti ad approfittare del duro lavoro altrui”.

Tante parole e pochi fatti, però, per Jon Webster, amministratore delegato del Managers Music Forum, che ritiene la polemica come: tristi commenti su una materia complessa, che attirano l’attenzione e non fanno nulla per far progredire il dibattito”.

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