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Alternative

Grazie a  Vivo Concerti e al Carroponte per aver portato da Anversa all’Italia i dEUS prima  band belga a firmare per un major e ad ottenere un buon successo internazionale, grazie al loro indie rock , con sfumature grunge e alla loro indubbia qualità compositiva.

Festeggiano un ventennio di musica e bisogna dire in splendida forma e l’occasione ghiotta per tutti noi di ascoltare un concerto che ripercorre la loro intera carriera, sancita proprio dalla raccolta uscita nel 2014 “Selected Songs” di ben 30 tracce .

Puntuali, dopo gli interessanti e giovani connazionali Balthazar, il quintetto dEUS,  si presenta capitanato dai 2  membri fondatori , il cantante Tom Barman e il polistrumentista Klaas Janzoon insieme all’ interessante sezione ritmica basso e batteria oltre che dalla seconda chitarra.

DEUS1

Dal disco d’esordio Whorst Case Scenario che presentò i dEUS al grande pubblico vengono proposti  i due grandi singoli “Via” e Suds & Soda oltre che alla bellissima ballad Hotellounge  intervallati a brani che hanno visto un evoluzione verso un rock più alternativo e funk degli ultimi anni come Quatre Mains in francese e ad una grande versione di The Architetct.

Tom e Klaas dominano la scena e il loro affiatamento si percepisce durante tutto il concerto, mulinando le loro braccia sul violino elettrico, synth e percussioni il primo, mentre le chitarre elettriche e classiche vanno ad appannaggio del secondo.  La voce di Tom piena e potente  caratterizza il sound dEUS ma non è da sottovalutare la performance dell’intero gruppo che dal vivo esprime un energia positiva e una grande tecnica che sul disco a volte faticano ad emergere.

Bellissima la versione di Sirens e una vera chicca industrial arriva con Slow, poi  Ideal Crash, e Ghosts  ci fanno scoprire i diversi orizzonti del mondo dEUS, completando in un ora e mezzo il percorso 94 -2014 che fin qui li ha visti protagonisti !!!

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E così i Placebo ritornano in Italia forti della loro popolarità, comprovata da oltre una decina di milioni di dischi venduti in una ventina di anni di carriera. Live Nation ci regala dunque un bel concerto perché Brian Molko e soci sanno esprimersi dal vivo sfruttando una  straordinaria energia comunicativa oltre che la grande padronanza tecnica sugli strumenti.

Il loro repertorio vario e affascinante sa raggiungere trasversalmente svariate tipologie di fans che si riconoscono nella band sia nei momenti più potenti sia in quelli più meditativi. Il rock alternativo dei Placebo è difficilmente classificabile in un genere preciso proprio perché anche le loro influenze sono molteplici spaziando dal post punk al glam rock alla Bowie fino ad atmosfere elettroniche.

I tre sono accompagnati live da un terzetto di session tra cui spicca Fiona Brice che suona il violino elettrico oltre che cimentarsi alle tastiere e ai cori, Brian Molko in forma smagliante con quella sua voce unica che riconosceresti tra mille , Stefan Olsdal che non solo al basso ma anche chitarra e tastiere si destreggia in potenti assoli e poi la macchina ritmica di Steve Forrest impressionante nel suo incedere.

Un gran bel palco allestito con una quantità impressionante di pannelli e poi una  scaletta che ripercorre varie tappe del percorso musicale dei Placebo iniziando con una strabordante B3  e continuando con  i 2 singoli targati 2013 estratti da Loud Like Love. La titletrack   viene eseguita tra i primi pezzi e a seguire la magnifica perla Too Many Friends con una piccola introduzione di Brian sul significato stesso della canzone .

Grandi pulsazioni con  Song To Say Goodbye e per non farsi mancare nulla Every You Every Me e MedsSpecial K e Bitter End ci riportano una diecina di anni indietro arrivando a circa un ora di esibizione letteralmente volata via forse troppo breve per i fans che chiedono one more o some more.

Gli encore non mancano ma non sono più di tre tra cui la stupenda cover di KAte Bush Running Up that Hill e per concludere una versione allungata di Infra Red che anticipa i saluti dei Placebo e lascia sul palco i soli sessions per un giusto tributo alla grande performance live.

Ho percepito come un rinnovato ardore nei Placebo, il fuoco creativo arde ancora e  la voglia di stupire resta immutata nei tre !

Lunga vita al Rock !

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EDITORS2 Il City Sound Milano continua a mantenere alto il suo livello artistico ed è per questo che molti artisti scelgono questo palcoscenico per le proprie performance live estive . Gli Editors che stanno scalando il livello di popolarità anche nel nostro paese dopo la tournee invernale che già li aveva visti trionfare in alcuni palazzetti, ritornano a grande richiesta per due date presentando il disco del 2013 The Weight of Your Love.

Tom Smith e compagnia assurgono ormai a paladini di quella nuova ondata British alternative che ha saputo riprendere le sonorità  post punk Wave anni 80 riportandole e trasformandole in nuovo rock che sa proporsi a fasce di pubblico sempre più ampie senza mai cedere alle lusinghe del main stream .

E’ pur vero che l’ultimo ed ambizioso lavoro (4° della band), ha strizzato l’occhio a sonorità più accattivanti ma nulla toglie a quello che gli Editors hanno saputo creare con le 11 tracce del disco che si può considerare quasi un “The Best” vista la quantità di singoli estratti.

L’apertura del live spetta infatti all’ultimo singolo Sugar che magnificamente ci introduce nel mondo Editors. Si presentano nella formazione  classica a 5 con un base ritmica storica della band con Leetch al basso pulsante e Lay alla batteria sincopata tipicamente waver  uniti ai 2 nuovi membri del gruppo alle chitarre e tastiere capitanati da quel superlativo frontman e compositore che risponde al nome di Tom Smith.

EDITORS3E’ proprio Tom anima e cuore della band che oltre alla sua potente ed inconfondiibile voce baritonale si prodiga in session al piano e tastiere oltre che alle chitarre dimostrando di essere sempre più leader e trascinatore del progetto Editors. Indimenticabile la versione unplugged di Weight che ci ha regalato con sola chitarra acustica.

Honesty magicamente introduce il lato introspettivo degli Editors ma repentinamente ci catapultiamo con Munich e  Ton of Love in quello rockeggiante che strizza l’occhio ai grandi del passato come Echo & The Bunnymen oppure con All Sparks o Lights  ad atmosfere ancora più darkeggianti alla Joy Division per intenderci.

La “fase” elettronica che li aveva visti produrre il lavoro In This Light and On This Evening” nel 2009 viene ripercorsa con brani come la titletrack oppure Bricks and Mortar Eat Raw Meat per lasciare al gran finale una versione di oltre 7 minuti  della superhit Papillon con tutta la band al massimo del furore e il pubblico che si scatena.

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Sopra le nostre teste scorgiamo  gli aerei planare lentamente  ma davanti a noi vediamo chiaramente il palco del Castello di Villafranca dove tutto è pronto per ospitare gli Arctic Monkeys . Questo è un grande evento marchiato Vivo Concerti  perché il ritorno per due date degli Arctic Monkeys  in Italia è imperdibile in un estate affollata di  musica, considerando che la scaletta  del concerto è costituita per il 60% di brani tratti da  “AM” uno dei migliori dischi alternative rock del decennio e vincitore di numerosi premi. Li ricordo qualche anno fa a Milano sul palco del Palasharp e la band di Turner e soci mi sembrò allora un grande promessa che stava sbocciando ancora nella sua giovanile fase di maturazione. Ora posso dire con certezza che gli Arctic Monkeys sono ormai una conferma di qualità sia dal punto di vista compositivo ma soprattutto da quello interpretativo dei live dove la band sa muoversi con scioltezza e la sicurezza di chi sa cosa vuole e sa come scatenare il proprio pubblico. I cinque album della loro carriera dal 2006 ad oggi sono una incredibile cavalcata di successi e passo dopo passo non mi stupirei di vederli riempire venues di sempre maggiori dimensioni per poter abbracciare un pubblico ancora più grande. L’apertura delle danze viene giustamente lasciata a Do I Wanna Know stupenda ballad alternativa e grande singolo di AM con la voce di Turner che si libra piena e potente sulla base ritmica precisa di Nick O’Malley al basso e Matt Heleders alla batteria . Il palco si illumina con l’onda sinusoidale di AM che si colora di tinte sfavillanti e gli spot si muovono a tempo rischiarando alternativamente lo stage e la folla di mani alzate nel tentativo di immortalare almeno un attimo del grande spettacolo Ma è la musica la vera protagonista con le due chitarre di Alex  e Jamie Cook che si alternano e si inseguono negli assoli mentre in background una sezione tastiere impreziosisce le sonorità della band. AM album del 2013 fornisce dunque altre hit favolose per il live come la danzereccia Snap Out of It  o la psichedelica Arabella . Si può considerare un The Best perché di singoli potenziali ce ne sono eccome e allora ci scateniamo con Knee Socks, One For the Road, Fireside. Un paio di momenti slow non potevano mancare per fermare la frenesia; I wanna Be Yours e N.1 Party Anthem con Alex in grande spolvero con la sua voce da crooner  e tutta la band che lo asseconda con le chitare slide al massimo dello splendore. E poi le grandi hit che hanno fatto conoscere gli A.M. al grande pubblico come Dancing Shoes, I bet You look on the dancefloor, 505, Crying Lightning, My Propeller, R U Mine. 90 minuti intensi da ricordare e mettere nella propria memoria musicale dei live , 90 minuti di musica di rock quella che ci fa venire i brividi e che ci fa staccare dalla routine quotidiana fERDIDAS CONCERTIONLINE.COM

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Grande serata all’Ippodromo nell’ambito del Festival Milano City Sound 2014 perché dopo alcuni anni di assenza si ripresentano sui palchi italiani i paladini del Trip Hop della Bristol Scene ovvero Massive Attack grazie anche ad un promoter come Live Nation che propone sempre musica di  spessore  e qualità.

Il progetto di Robert Del Naja e Grant Marshall ha ormai superato il ventennio di attività ma risulta sempre fresco ed innovativo come fosse il primo giorno; negli anni 90 , non dimentichiamoci, militavano nel gruppo anche altri musicisti in una sorta di collettivo tra i quali un altro  grande della musica alternativa cioè Tricky che proseguì poi la sua carriera in forma di solista.

Ma veniamo a noi cercando di descrivere  l’evento che, per chi ama la musica elettronica alternativa non può essere mai perso anche in assenza di nuovi materiali considerando che l’ultimo lavoro della band risale a circa 4 anni fa ; Heligoland.

A dire il vero un paio di tracce inedite sono state proposte all’inizio del live ma per il resto la scaletta del concerto ha sapientemente spaziato dai primi hit anni 90 della band fino alle proposte più alternative degli anni 2000.

La formazione sul palco si avvale di una nutrita presenza di session man con addirittura 2 sezioni ritmiche oltre a chitarra e basso il tutto orchestrato al centro  della scena da Robert “3D” e Grant “Daddy G“che si alternano ai vocals ai synth e agli effetti.

I Massive Attack si sono sempre avvalsi di grandi collaborazioni  sia agli strumenti che alla produzione ma soprattutto i “featuring” ai vocals sono  il loro marchio di fabbrica. E allora non poteva mancare con loro sul palco il mitico Horace Andy che con la sua voce riconoscibile tra mille e  tipicamente reggae  ha saputo dare a molti brani dei Massive un impronta e un feeling unico sia sui dischi che soprattutto dal vivo vedi le stupende  Girl I love You e  Splitting the Atom . Altra presenza carismatica molto rilevante è quella di Martina Topley Bird che ha partecipato ad alcune tracce dell’ultimo disco  e  che si prende tutta la scena anche alle tastiere per la splendida Psyche.

Melodia allo stato puro nelle 2  versioni da brividi di Safe From Arm e Teardrop fanno da contraltare al lato più dark della band che ci catapulta in un mondo da incubo nei quasi 10 minuti di Atlas Air o nelle allucinazioni di Future Proof

Lo schermo alle spalle del palco proietta sequenze di numeri , sigle  e loghi il mondo musicale senza confini di Massive Attack è capace di trasportarci su impervi sentieri musicali, la dove  sequencer e synth apocalittici si appropriano dell’etere e dove il ritmo della drum machine è un fluido continuo.

Questa è musica per palati fini  e novanta minuti di concerto non ci bastano, lasciandoci appesi ad un filo, in attesa di altre preziose gemme musicali, in attesa di altre news restiamo sintonizzati sulle frequenze Radio di Bristol .

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Arcade Fire finalmente L’approdo in Italia per un paio di date del loro Reflektor Tour 2014 che li vede girovagare instancabilmente  in lungo e in largo per l’Europa e non solo.

La suggestiva cornice del Castello Scaligero di Villafranca  è stata scelta da Vivo Concerti  per promuovere  le qualità live di  questa band canadese che ormai da anni si sta affermando come una delle più interessanti nell’ arena del Rock Alternativo.

Per la cronaca la venue è praticamente gremita il che dimostra che gli Arcade Fire dispongono già di una nutrita schiera di fans anche in Italia e  come la loro musica sia un concentrato di sensazioni e sonorità molto interessante nel panorama indie.

La scaletta del concerto si compone di una ventina di brani tutti mixati tra loro in modo molto originale come a seguire una storia e una trama ben definita supportata da un  grande schermo che proietta immagini oniriche , luoghi reali, volti e colori,  simbolismo e astrazione

Il palco è gremito perché oltre ai 6 componenti del gruppo si alternano sessions di fiati, archi, percussioni ad arricchire l’arcobaleno musicale creato dagli Arcade Fire.

L’ultimo disco Reflektor è ovviamente il più gettonato in termini di scaletta con la Titletrack che fa da apripista seguite da  versioni stupende di  Flashbulb eyes , Joan of Arc e il singolo Afterlife. Ma ovviamente non potevano mancare i pezzi forti del disco precedente ovvero Suburbs già numero 1 sia in UK che negli States che portò alla ribalta gli Arcade Fire  con brani quali The Suburbs, We Used to Wait,  Ready To Start, e The Sprawl

Regine e Richard si alternano o duettano con le loro voci a tratti malinconiche e a volte rabbiose sopra tutta la  potente macchina da guerra che gli Arcade Fire sanno mettere in campo, composta da una poderosa sezione ritmica e percussiva , da tastiere e chitarre sfolgoranti e da tutta una serie di gemme strumentali  ad impreziosire il tutto.

Grande performance degli Arcade Fire che dimostrano tutto il loro giovane talento anche dal vivo regalandoci una serie di sensazioni e di brividi musicali che solo i grandi artisti ci sanno dare.

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Live at Tunnel

ROX343EE’ arrivato in Italia per due concerti Lloyd Cole, il cantautore british che nei mitici anni 80 spopolò con il suo gruppo allora chiamato The Commotions. A Milano, organizzato dal Promoter DNA Concerti, il Tunnel mitico Club dove sono passati svariati artisti, si presenta con un palco scarno,  privo di strumenti con un semplice leggio, qualche faretto basic, ed un microfono cosa che ci fa pensare ad un live unplugged del nostro Lloyd.

Ed infatti poco dopo si materializzano solo due chitarre elettrificate che confermano che Cole sarà solo on stage in compagnia della sua ancor straordinaria voce e della sua fidata chitarra . Forse per qualcuno è una delusione non trovarsi di fronte un gruppo di supporto ma sin da subito la delusione si trasformerà prima in stupore in applausi poi, ed in ovazione nel finale con due stupendi encore .

Lloyd Cole sta percorrendo l’Europa per presentare il nuovissimo album, Standards, uscito a giugno e accolto con stupore ed entusiasmo dai media e definito da lui stesso più bello del mitico album d’esordio “Rattlesnakes” che portò ad uno sfolgorante successo il nostro eroe nel lontano 1984.

Certo vederlo in questa versione “limited” e ricordarlo di fronte a platee di dimensioni decisamente maggiori fa venire un po’ di nostalgia ma Lloyd Cole ci fa capire che la musica e l’entusiasmo degli albori è ancora vivo e il fuoco della passione brucia come nel suo primo singolo di successo “Forest Fire”

Cole sale sul palco ed inizia con alcuni dei suoi pezzi più famosi come Perfect Skin  o Charlotte Street tratti da Rattlesnakes e subito il pubblico capisce che la voce di Lloyd è immutata e che la sua chitarra arpeggia armoniosamente versioni unplugged delle sue stupende canzoni.

Brividi percorrono il nostro corpo nell’ascoltare Are you Ready To Be Heartbroken e cantando insieme a lui Four Flights Up, Cut Me down, Brand New Friend,  una domanda mi si fissa nella mente :  Come mai tutto lo sfolgorante successo iniziale sia rapidamente svanito nonostante che Lloyd sia tutt’ora uno straordinario compositore ed interprete ?

La risposta non ce l’ho ma so che il mondo del Music Business è voluttuosamente vorace  e divora velocemente le carriere di molti artisti, che in alcuni casi, magari dopo svariati anni ritornano, per fortuna dico io.

E così succede che Standards preceduto un paio d’anni fà da un’altra preziosa gemma come Broken Records, sia realmente un piccolo capolavoro e le stesse versioni eseguite dal vivo unplugged sono belle quanto quelle incise su cd da Lloyd Cole insieme ad un pugno di musicisti di grande spessore incluso suo figlio Will.

Fra tutte Myrtle and Rose , California Earthquake e Period Piece già le canticchiamo mentre Lloyd le esegue sul palco e questo è un segno che la sua capacità compositiva è rimasta inalterata nel tempo.

Lo aspetto alla fine del concerto e gli stringo la mano, chiedo la sua firma sul nuovo CD e gli dico “bentornato Lloyd” continua a regalarci Emotions and Commotions.

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GD3  Il grande freddo di una stravagante giornata di fine Maggio non ferma la calata del popolo Punk a gremire la grande area concerti di Rho e l’evento, grazie a LiveNation, è davvero imperdibile “Green Day in Concerto”.

Crestati variopinti tinteggiano già nel pomeriggio la zona sotto il palco , jeans stracciati e snikers vissute si mescolano tra loro in un tripudio di allegria e voglia di musica , musica che unisce musica che rapisce, rock suonato, cantato e ballato.

Back in the days;  Green Day il trio USA di Berkeley composto da Billie Joe Armstrong  chitarra e voce, Mike Dirnt basso e seconda voce e Tre Cool batteria che sostituì Al Sobrante nel 1990, nasce sul finire degli eighties, un decennio dopo la grande rivoluzione Punk 77 dalla quale ha tratto linfa vitale per il proprio percorso musicale, oltre due lustri di musica rock che come un onda ha avuto le sue creste e le sue fragorose ricadute . E non sarebbe una vera storia rock scandita da 3 apici folgoranti, straordinari momenti di energia e creatività inframezzati da momenti di pausa più o meno lunghi :GD10

¡UNO!  Siamo nel 1994 esce un disco straordinario intitolato Dookie , che vince il premio come miglior Alternative Album , contenente pezzi capolavoro come Basket Case, Welcome to Paradise e She.

¡DOS!  Il  grande ritorno nel 2004 è “American Idiot , la prima rock opera della band, un disco che mette tutti d’accordo pubblico e critica e che come Dookie influenzerà il decennio successivo della musica Rock . Alcuni pezzi capolavoro come Boulevard of Broken Dreams, Wake me Up When September Ends sono epici ed indimenticabili.

¡TRÉ!  Dopo lo straordinario Grammy conquistato nel 2009 con 21st Century Breakdown è’ il 2012 l’anno magico,  psicocosmico momento creativo della trilogia ¡UNO! – ¡DOS! – ¡TRÉ!, con pezzi che entrano di diritto nel top ten Green Day di sempre  come  Oh Love e Stray Heart.

Torniamo alla cronaca Il ritorno ai concerti vera prova del fuoco, con la lunga tournè Mondiale che li porta anche in Italia con 4 date le due già consumate a Milano e Trieste e le altre due la prima settimana di Giugno a Roma e Bologna.

Testimone per Concertionline assisto al Come Back  del Punk Rock e l’intro puntuale alle ore 21 è Blizkrieg Bop  l’omaggio ai Ramones la Punk Band  che ha sempre ispirato i Green Day; poi una spruzzata di Morricone con relativo tricolore a materializzarsi sul palco e via alle danze con il trio in gran forma supportato da un secondo chitarrista e tastiere.

Il pubblico in visibilio, la condivisione della passione , Billie Joe è scatenato interagisce con il suo pubblico con momenti suggestivi dove una fan sale sul palco a ballare, un chitarrista improvvisato imbraccia la chitarra e suona il riff insieme alla band e con lo stupore di tutti la chitarra alla fine diventa sua, sì avete capito bene regalata ! E ancora una singer presa dal pubblico sale on stage e duetta con Billie e Mike come nei sogni più belli di tutti i fan del rock.

I nostri eroi sono animali da palcoscenico e per ben due ore inclusi una manciata di encore snocciolano tutto il loro repertorio inclusi brani a richiesta tipo juke box o medley incredibili di icone rock come AC/DC, Rolling e Beatles.

Basta schiacciare il bottone e i Green Day sprigionano musica , calore umano e voglia di vivere , adrenalina rock  e se qualcuno pensava che il Punk fosse morto si dovrà ricredere suo malgrado.

Punk is not dead , Punk is alive and kicking.

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Tutto esaurito ai Magazzini Generali per il ritorno in concerto dei Two Door Cinema Club, trio Nord Irish composto dai tre baldi  Alex, Sam e Kevin.TDCC2

Sound chitarristico estremamente accattivante, unito ad un grande vocalist, fanno dei TDCC un astro nascente nel panorama assai affollato dell’ Alternative Pop e devo constatare che proprio nel live i tre ragazzi hanno una resa decisamente superiore alle tracce da studio.

Sul palco i TDCC sprigionano tutta la loro fresca energia come una sferzata di vento sulle scogliere Irlandesi e il pubblico apprezza , intonando ritornelli, ondeggiando a ritmo e pogando come un’onda che si infrange sotto lo stage.

Due dischi all’attivo “Tourist History” del 2010 e il più recente “Beacon” del 2012 compongono la scaletta del concerto che è ben costruito sia musicalmente che artisticamente.

Sullo stage si scorge un rack con  ben 6 chitarre e 3 bassi elettrici che vengono imbracciati a turno dai nostri tre, facendoci capire quanta cura venga riservata alla giusta sfumatura cromatica dei suoni, siano essi prodotti a 6  o 4 corde. Drumming potente e preciso che ci accompagna in modo costante in tutta la performance, trascina il pubblico sulle note di “Sleep Alone” o di “What You Know”  fino alla superfast “Undercover Martyn” . Momento molto intenso funkydream con  “World is Watching”  o il sincopato electro “This is the Life”  che ci porta in ambiti più intimisti e di atmosfera per arrivare alla chiusura della performance in poco meno di 90 intessissimi minuti .

I Two Door Cinema club hanno le idee chiare , sanno dove vogliono arrivare , sentono che la strada intrappresa è quella giusta perchè hanno deciso che questo è il loro futuro, abbandonando la concreta e cadenzata vita universitaria, per percorrere quella più imprevedibile, forse effimera  ma ricca di fascinazione rappresentata dalla carriera artistica.

Stay Tune sulle onde della TDCC Radio e grazie a Vivo Concerti per averceli proposti !

http://www.youtube.com/watch?v=VTuJuok5QK4

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P_BANKS1 “The Base” Paul Banks Official Video

Sentire il frontman degli Interpol in veste “solista” mi incuriosiva a priori e forse è  soprattutto in un live dove si riesce ad apprezzare se,  quanto prodotto in studio funziona veramente al di là delle vendite che forniscono solo freddi dati statistici .

Banks è un artista di indubbia capacità , vocalist molto potente che negli album di interpoliana memoria (5) mi ha fatto sempre pensare a  paragoni con il mito di Ian Curtis.

A tratti baritonale a volte più acuta la voce di Paul ha saputo  suscitare profonde emozioni nella sua  originale veste di leader degli Interpol  e forse la simbiosi compositiva  che insieme ai  suoi compagni ha saputo generare , ho avuto la netta sensazione che non sempre  riesca ad estrinsecarsi nel suo progetto unilaterale .

Ma tant’è; dunque,  la domanda che sorge spontanea è:  perché sentire la necessità di produrre dischi da solo quando Interpol inteso come gruppo ha sempre funzionato e rappresenta un fulgido esempio di rock alternativo ?

La risposta alquanto ovvia che tutti gli artisti darebbero è che al di fuori del proprio gruppo si possono percorrere strade diverse, realizzare nuove idee, cavalcare  sonorità alternative e via discorrendo in un elenco praticamente infinito di motivazioni validissime senza contare tutti gli aspetti caratteriali e di leadership delle singole componenti musicali.

La sensazione di incompiuta  percepita dalle tracce ascoltate nei due dischi di Paul (Il primo con lo pseudonimo Julian Plenti) si è confermata anche dal vivo in una fredda serata di Febbraio al mitico Tunnel di Milano.

Accompagnato da 3 discreti sessionman  al basso/tastiere, batteria e una buona chitarra solista, Paul snocciola la sua ventina di composizioni in modo impeccabile tecnicamente ma prive secondo me della verve compositiva che gli riconosciamo negli Interpol . Le sonorità poi sono di fatto molto simili a quelle prodotte nella sua compagnia abituale con suoni solo leggermente più smussati  che fluiscono in ballad elettriche che non sprigionano mai la scintilla che in un live tutti si aspettano .

Il tono si alza solo un po’ quando “The Base” e “Young Again “ risuonano i loro refrain  e anche le ottime “Skyscraper” e “Games for Days” tratte dal primo lavoro si lasciano ascoltare piacevolmente.

Si termina con un paio di encore che il pubblico timidamente chiede al nostro Paul ed è in quel momento che ripenso all’ultimo stupendo concerto degli Interpol  e ritorno alla mia domanda inziale; perché fare da solo ciò che puoi condividere con altri e la Musica per definirsi tale deve avere un corpo e un’anima.

La prima è Interpol e la seconda è Paul , inscindibili per definizione.

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